Può un fiume diventare nostro amico ? Si può parlare con lui ? E’ possibile nutrire per lui un affetto viscerale, quasi un amore ? Io penso di si !
I fiumi sono “linfa vitale”, sono le arterie di un mondo naturale che è alla base di tutto.
L’equilibrio universale dipende, in gran parte, da loro, dal loro regolare deflusso, dall’acqua, fonte di vita, che trasportano in ogni luogo, con “saggezza” e precisione capillare.
Per questo motivo spero che capirete perché il “mio” Sile è parte integrante di me.
E’ un fiume veneto stretto e profondo, con acque limpide e fresche (sempre sui 16°), con rive ricche di vegetazione, di splendide ville antiche, di rigogliosi prati e campi coltivati (quasi come avviene lungo alcuni fiumi francesi), che nasce da Fontanili sopra Treviso e sfocia in mare a Jesolo.
Dopo le chiuse, a Casier, sino al mare, è sempre navigabile per natanti di ogni tipo, sia piccoli che grandi.
Unico ostacolo artificiale è un ponte di barche (apribile) situato a Caposile e volendo andare a Venezia, a mezza via, presso Portegrandi, c’è un taglio al quale si può accedere attraversando le chiuse di origine leonardiana. Queste chiuse, il lunedì a parte, sono sempre in funzione, sia il mattino dalle 8 alle 12.30, che il pomeriggio dalle 13.30 alle 18.30.
Il Sile è ricco di servizi nautici.
A Casier, dopo le chiuse di Treviso, c’è la nautica Biondi (ove ora tengo la mia barca in vetroresina). A Portegrandi ci sono altre due possibilità nautiche, con scivoli e gru per varare e alare le imbarcazioni.
Presso Jesolo, poi, è sagra! Tante darsene, per tutti i gusti, per ogni tipo di imbarcazione, dai piccoli natanti alle barche oceaniche.
E’, quindi, un fiume di facilissima accessibilità per tutti tenendo, poi, conto, che, scendendolo, a Casale, dietro la Chiesa c’è uno scivolo dotato di ampio parcheggio per le auto.
Stessa cosa, più giù, a Quarto D’Altino, ove c’è un comodissimo scivolo in legno.
Le rive, come dicevo, sono sempre a portata di mano. Non ci sono secche a parte, naturalmente, a volte, i lati interni delle curve ove l’azione della corrente è meno forte.
Il Sile è un fiume a lento deflusso, ricco di “morte” pescosissime e di diramazioni laterali.
In questo stupendo fiume c’è di tutto: lucci, sandre, trote, persici reali, carpe, tinche, cavedani e poi cefali e boseghe, e anguille Vi ho pescato persino l’acerina di origini danubiane e, ora c’è anche il siluro.
Ogni tipo di pesce ha i suoi posti migliori a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche.
I cavedani sono onnipresenti, amano i fondali, superiori anche ai sette metri, e sono di dimensioni notevoli. Sono furbi, molto furbi e, per pescarli bisogna saperci fare. Bolognesi lunghe anche 8 metri sono d’obbligo e poi bigatti e pastura a josa. Tengono, come dicevo, il fondo e la pesca deve essere di precisione.
Bisogna sempre ricordarsi ove è la pastura e, pasturando senza colle o sacchetti, in modo libero, bisogna tener presente che, vista la corrente e le profondità medie, i bigatti vanno a fondo 30-40 metri a valle del posto ove sono caduti in acqua. Quando piove a monte e le acque sono più veloci e torbide, le morte sono più produttive per i lucci a spinning e pescando con il vivo.
Gli esocidi, infatti, non amano troppo le forti correnti e, quindi, in questi casi, prediligono la calma delle morte ove possono cacciare il pesce bianco senza spendere troppo energie. Di queste morte, ce ne sono di bellissime poco dopo Casale, scendendo il fiume, sul lato destro. In questi luoghi è possibile trovare anche tanti persico trota in azione.
Una volta che ci sarete entrati, una grande “cavana” in metallo indica l’ingresso, è un paradiso per voi pescatori e per i vostri familiari al seguito. La pace regna sovrana. Cigni, gallinelle d’acqua e
aironi cinerini vi voleranno attorno. Uccelli stupendi, sani e liberi come sempre dovrebbero essere. Poi, al primo boschetto di pioppi, farete scendere a terra moglie e figli e voi, poco distante, a portata di voce e di vista, a pescare beati !
Sono luoghi ideali, da manuale, che nulla hanno da invidiare a tante località esotiche.
Andando a bass, userete minnow sui 6-10 cm. e i classici e produttivi vermoni piombati in lattice (usate il colore nero, e poi mi direte).
A lucci, adopererete grossi tandem, minnow di lunghezza notevole e, naturalmente il vivo, reperibile in abbondanza sul posto.
Ma ora, consideriamo le trote. Nel Sile nuotano belle fario e iridee. Passano dalle chiuse di Casier
quando vengono aperte periodicamente per far defluire le alghe recise. Le trote stazionano, sempre in movimento un po’ a tutte le profondità. Si possono pescare in tutti i modi canonici ma io vi consiglio di provare a fare come spesso, faccio io.
Preparate due canne con montature a bandiera. Messo un piombo finale affusolato sui 30 grammi, montate a un metro da questo, un bracciolo lungo 50-60 cm. Poi, sull’amo, zuccherino o pallina di polistirolo bianchi e, quindi, un verme ben montato, che resti vivo e scodinzolante. Fatto ciò, vi porterete con la vostra imbarcazione nel centro del fiume, spegnerete il motore e filerete in acqua le due lenze badando a che il piombo raggiunga il fondo. Quindi, sotto l’azione della lenta corrente, la vostra barca scenderà silenziosamente il fiume provocando, sette metri sotto il pelo, uno “striscio” molto efficace. Con un remo, se serve, manterrete la posizione giusta e via così.
Con questo metodo, in una ora di navigazione, avrete la possibilità di sondare 3-4 km. di fiume e, avendo fortuna, la vostra trota si farà viva.
Pescando così, però, non solo le trote sono vostre potenziali prede ma anche i cavedani, i reali, le carpe e le anguille. Ogni ferrata, pertanto, vi garantisce una sorpresa diversa e gratificante.
Solitamente nel Sile, pescando i reali, è un discorso diverso, bisogna prima individuare il branco. I persici reali possono essere dappertutto. Io vi posso dare, a tal proposito, alcune indicazioni: a Casier, provate nel tratto di fiume prospiciente la nautica Biondi e, poi, nei pressi del ponte dell’autostrada.
A Quarto D’Altino, vicino alle rive, nei pressi del ponte della ferrovia.
Più giù, presso la biforcazione del fiume vicino a Portegrandi.
Ma tutto il Sile, sapendoci fare, può essere produttivo. Basta provare e riprovare.
Le anguille del Sile hanno il dorso nero e il ventre bianco. Non ne ho mai pescate di peso superiore al kg. ma, ciò nonostante, tirarle fuori è sempre una vera impresa. I fondali di questo fiume, infatti, sono ricchi di alghe lunghe. Le anguille, pertanto, una volta allamate, cercano in tutti i modi di appigliarsi con la coda a queste. La nostra ferrata, quindi, deve essere “imperiosa”, il recupero veloce, più “pompando” che di manovella, e tutto va tirato fuori dall’acqua il prima possibile.
Visto che di notte ci si vede poco, che le rive sono inerbate e umide, le nostre catture devono finire subito nella nassa senza essere slamate.Se una anguilla vi cade nell’erba, infatti, in queste condizioni ambientali, ritorna in un lampo a casa, in acqua.
Voglio, infine, dare una “dritta” agli amanti dei cefali.Questi pesci, quando aumentano di peso diventando “boseghe”, quando cioè pesano anche 2-3 kg., amano stazionare in folti branchi proprio nella ampia lanca ove si trova la nautica Biondi. E’ uno spazio d’acqua molto ampio e libero da ostacoli, di origine estrattiva. E’ fondo circa 30 metri e, pertanto, se ci sono le boseghe è una vera goduria.
Bene, penso di avervi detto tutto.
A presto. Ciao
Francesco Venier
www.francescovenier.it
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