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Pesci pericolosi


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68 risposte a questo topic

#1 xlion85x

xlion85x

    Cuda

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Postato 02 July 2011 - 11:19 AM

Dopo l'argomento sulle punture d'insetti mi sembrava interessante proporre una discussione sulle insidie dei nostri amici pinnuti!
A tutti sarà capitato o capiterà prima o poi di incappare in qualche specie che presenta dei rischi e credo sia utile sapere in anticipo come
comportarsi ;-)

Direi di iniziare da lei, tanto ricercata dagli amanti della zuppa e tanto odiata per il suo veleno... la Tracina!!!

Tracina (Drago, Ragno, Vipera...)

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Nomi dialettali:
varagno
ragno
ragna
dragena
varagnolo
ragno tigrato
ragnolo
parasàula
tracena
antracina
mustazzola

DESCRIZIONE: la tracina è un pesce dal corpo allungato e compresso lateralmente; la mandibola è prominente, gli occhi sono ravvicinati tra loro e spostati verso l’alto.
L’opercolo è fornito di una robusta e lunga spina velenifera. Possiede due spine dorsali: la prima, più piccola, è nera e fornita di 6 raggi spinosi veleniferi; la seconda è molto più lunga, quasi quanto la pinna ventrale. Il dorso è bruno-verdastro, i fianchi sono bianco giallognoli e presenta numerose linee oblique brune, nere alternate con altre blu e gialle sottili; il ventre è biancastro.
Può raggiungere i 40 cm di lunghezza e i 700-800 grammi di peso; più di frequente è sui 20-25 cm. La riproduzione avviene in primavera-estate e la maturità sessuale è raggiunta dopo i primi tre anni di età.
La tracina drago si nutre di piccoli invertebrati, soprattutto crostacei, e di piccoli pesci.
Esistono altre tre specie di tracine, 2 di dimensioni leggermente maggiori, dotate ugualmente di spine velenose: la tracina raggiata (Tracinus radiatus) con due creste ossee sul capo, e la tracina ragno (Trachinus araneus) priva di questo carattere (come la specie in questione) con delle macchie scure sui fianchi. Una specie conosciuta a molti è la tracina vipera (Echiichthys vipera), giallastra e di piccole dimensioni, al massimo 15 cm, senza spinette sul capo, che si trova spesso in fondi sabbiosi litorali e costieri poco profondi e che provoca ai bagnanti punture dolorose inaspettate.

HABITAT: la tracina vive su fondali sabbiosi o ghiaiosi lungo la costa fino a 300 m di profondità; più comune da 5 a 10 m in estate, mentre in inverno migra in acque più profonde.
Rimane quasi sempre infossata, lasciando sporgere soltanto gli occhi e la prima pinna dorsale, in attesa di gamberi e piccoli pesci, che afferra scattando fulmineamente in avanti con forti colpi di coda; subito dopo si insabbia nuovamente. La prima pinna dorsale nera è spesso rivolta in alto, probabilmente per scoraggiare i possibili aggressori.È molto diffusa lungo tutte le coste italiane, in particolare in Alto Adriatico; oltre al Mediterraneo, è comune in Mar Nero, e in Oceano Atlantico.

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ATTENZIONE
Come riportato precedentemente la tracina possiede delle spine velenifere. Tale veleno è causa di forti dolori e in casi particolari, legati anche allo stato di salute del soggetto, può causare nausea, vomito, nonché tremore e svenimento. Se si ha la sfortuna di esser punti bisogna innanzitutto comprimere la zona della puntura per favorire la fuoriuscita del veleno. Successivamente va disinfettata la zona colpita controllando anche l’eventuale presenza di frammenti di aculei sottopelle. E’ importante anche mantenere la calma, cercare di stare a riposo curando l’idratazione (da evitare però acqua troppo fredda).
Come nel caso anche di altri veleni, quello della tracina è “termolabile”. Ciò significa che è utile tenere a contatto la parte colpita con qualcosa di caldo, è preferibile immergere la parte colpita in acqua salata calda, fino alla massima temperatura tollerata, per almeno 45 minuti. Eventualmente anche la sabbia bollente può andar bene (nel mio caso appoggiai il piede su di una lamiera arroventata dal sole).
Talvolta si avverte anche una certa perdita di sensibilità nella zona colpita. Il dolore in genere inizia a scemare dopo un’ora, ma può anche protrarsi per più tempo, anche a seconda delle dimensioni dell’animale, della quantità di veleno iniettata e del soggetto colpito. Nel caso mal si tolleri il dolore può esser d’aiuto l’utilizzo di una pomata antistaminica.
E’ consigliato recarsi presso la guardia medica (solitamente nelle località balnerari c’è sempre un presidio nelle vicinanze), dove un dottore può prescrivere degli antidolorifici ed eventualmente un’iniezione antitetanica.

In definitiva credo sia superfluo sottolineare di prestare molta attenzione soprattutto nel caso la si debba slamare. Utilizzare un panno spesso e cercare di tenersi lontani dalle spine. Eventualmente se il pesce è di dimensioni importanti e non si vuole rischiare, si può tagliare il filo in prossimità dell'amo che sarà poi disciolto dai succhi presenti nella bocca del pesce.

Fonti:

Questo post è stato modificato da Dimi-Bs: 04 July 2011 - 19:23 PM


#2 GiuseppeCaiola89

GiuseppeCaiola89

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Postato 02 July 2011 - 11:44 AM

La tracina è terribile :frown: :frown:

In 22 anni solo una volta l ho calpestata... Ironia della sorte, proprio il giorno dell esame da assistente bagnante in acque aperte apena dopo che ci avevano spiegato la puntura di questa maledetta :frown: :frown:

Non è affatto una situazione gestibile se si è da soli.. Il dolore è veramente forte e pressochè istantaneo...
Posso dare solo un consiglio:
NON vergognatevi a chiamare assistenza nel caso di puntura.. Anche se siete in acque basse, come scritto sopra c è il pericolo di svenire.. Meglio non cercare di fare da soli

#3 ivan from trigno

ivan from trigno

    Jiivan

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Postato 02 July 2011 - 12:43 PM

ne vedo spesso, ma facendo un po di casino con la sabbia se ne vanno...io ho sempre fatto cosi :smile: bisogna sempre osservare, è la chiave di tutto :mrgreen:
-Il Catch And Release non è un modo di dire... non si rilascia un pesce perchè "è il regolamento" o perchè "spero di ritrovarlo e riprenderlo"...un pesce lo si rilascia per la semplice e genuina ammirazione di esso... quando si è colpiti dalla bellezza della natura che ti circonda e dei suoi abitanti, quando si è consapevoli della loro straordinarietà, sia nella loro bellezza che nei loro comportamenti, il C&R diviene non una scelta, ma una semplice ed ovvia conseguenza...e la giusta compensazione per quel piccolo peccato d'egoismo qual'è la pesca; non si puo rovinare tutto ciò, perchè è strordinario.-
-Il miglior modo per godere di questo paradiso, è pescarci-
-La frase più bella del mondo non è "ti amo" ma "ce l'ho!!"-

#4 mdl87

mdl87

    Sgamberlato

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Postato 02 July 2011 - 14:01 PM

:2thumbs: bel lavoro
21/01/1987 - Marco - lanciatore di ferraglia e ristoratore di carpe - 25 anni e tanta voglia di f...errare!
Posted ImagePersonal blog: http://marktheangler...n.blogspot.com/

#5 xlion85x

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    Cuda

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Postato 02 July 2011 - 15:46 PM

:2thumbs: bel lavoro


Denghiu :mrgreen:

Comunque l'ho beccata anch'io un paio di volte... In spiaggia me la sono cavata con una mezz'oretta di dolori neanche eccessivamente forti dal momento che la tracina era piccina e poi ho provveduto subito a mettere il piede prima nella sabbia bollente, poi sopra una lamiera arroventata dal sole :rolleyes:
Sugli scogli la cosa fu più traumatica, era la prima volta che ne vedevo una in vita mia e non sapevo manco cosa fosse! E proprio a causa di quell'esperienza m'è venuta l'idea di aprire questa discussione. :idea:
Tra l'altro consiglierei a tutti di tenere un piccolo kit d'emergenza nelle ipermega fornite cassettine che ci portiamo dietro: niente di eccessivo, io porto dell'alcool (in una boccetta di vetro tipo quelle del Tantum verde), ovatta e qualche medicazione.

Ed ora lascio a voi la scelta del prossimo pinnuto da trattare! ;-)

#6 GiuseppeCaiola89

GiuseppeCaiola89

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Postato 02 July 2011 - 16:20 PM

Direi che dopo le tracine, almeno per i nostri mari, il pericolo maggiore sono le meduse!

#7 xlion85x

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    Cuda

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Postato 02 July 2011 - 16:53 PM

In effetti ci avevo pensato, anche se non si tratta di qualcosa che si attacca ai nostri ami :mrgreen:
Pensavo anche a pesci pericolosi per i loro denti o magari all'aculeo della pastinaca :unsure:

#8 xlion85x

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    Cuda

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Postato 02 July 2011 - 17:12 PM

MEDUSA

Le meduse sono animali planctonici, in prevalenza marini, appartenenti al phylum degli Cnidari, che assieme agli Ctenofori formavano una volta quelli che erano i Celenterati.

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Le meduse di dimensioni maggiori si ritrovano negli Cnidari Scifozoi, le cosiddette scifomeduse, tra le quali primeggia la Cyanea capillata, diffusa nei climi temperati ed artici, che può arrivare ai 2,5 m di diametro. Lo stadio polipoide è molto spesso ridotto, e nella Stygiomedusa e Pelagia noctiluca, specie oloplanctoniche, risulta invece assente.

Nei Cubozoi, la struttura a forma di "ombrello" è di forma cubica con simmetria tetraradiale. Le cubomeduse, meduse diffuse nei mari tropicali, sono di piccole dimensioni, con al massimo i 15 cm (3 metri in estensione) delle Chironex fleckeri; tuttavia sono molto pericolose e talvolta mortali anche per l'uomo, che le ha così soprannominate "vespe di mare".

ATTENZIONE

I loro tentacoli ospitano delle particolari cellule, gli cnidociti, che funzionano una volta sola, per cui devono essere rigenerate. Hanno funzioni difensive ma soprattutto offensive (per paralizzare la preda). Esse si attivano quando vengono toccate, grazie a un meccanorecettore detto cnidociglio, ed estroflettono dei filamenti urticanti detti cnidae. Le cnidae possono essere di diverso tipo: nematocisti o spirocisti, e sono collegate ad appositi organuli, cnidoblasti che contengono un liquido urticante. Le cnidae, in genere, inoculano una sostanza che uccide la preda per shock anafilattico. Il liquido urticante ha azione neurotossica o emolliente, la cui natura può variare a seconda della specie, ma di solito è costituita da una miscela di tre proteine a effetto sinergico. Dai suoi studi, il Premio Nobel Charles Richet, individuò le tre proteine e le classificò come: ipnotossina, talassina e congestina. L'ipnotossina ha effetto anestetico, quindi paralizzante; la talassina ha un comportamento allergenico che causa una risposta infiammatoria; la congestina paralizza l'apparato circolatorio e respiratorio.

Anche se non tutte le meduse sono urticanti, alcune cubomeduse come la: Chironex fleckeri, sono particolarmente pericolose per l'uomo, in taluni casi possono causare anche la morte per shock anafilattico. Secondo Fenner & Williamson 1996[3] i casi mortali segnalati sono soprattutto localizzati nelle aree del Sud-Est asiatico e Oceania e nel Golfo del Messico; mentre le specie normalmente presenti nel mediterraneo non sono mai così pericolose.

Le sostanze urticanti liberate dalle nematocisti delle meduse provocano: una reazione infiammatoria acuta caratterizzata da eritema, gonfiore, vescicole e bolle, accompagnata da bruciore e sensazione di dolore. Questa reazione è dovuta all'effetto tossico diretto del liquido contenuto in tentacoli di medusa (nematocisti). A volte, le meduse possono provocare lesioni cutanee ritardate nel tempo. La reazione cutanea alla medusa ritardata nel tempo rappresenta una entità clinica seria nella quale si sviluppano lesioni di tipo eczematose a distanza di giorni o mesi dopo il contatto con la invertebrati, in questo caso si può anche ricorrere, nei casi più gravi, a terapie sperimentali con immunosoppressori. Talvolta le lesioni cutanee hanno carattere di dermatiti ricorrenti.

COSA FARE IN CASO DI CONTATTO

Comunemente vengono utilizzate soluzioni diluite a base di: bicarbonato di sodio, ammoniaca o acido acetico per lenire l'effetto urticante provocato dalle nematocisti delle meduse. Un recente studio statunitense, però, ha verificato che le stesse sostanze non hanno proprietà lenitive sul dolore; al contrario l'anestetico: per uso topico lidocaina, bloccando i canali ionici del calcio e del sodio delle nematocisti, mostra un'azione inibente il rilascio delle tossine, oltre che un'azione anestetica lenitiva sulla pelle colpita.

Nella terapia di pronto soccorso viene anche usato l'aceto prima di applicare un bendaggio compressivo; oppure nel casi di tentacoli di: Tamoya gargantua, una specie tropicale, il ghiaccio il solfato di alluminio e l'acqua calda.

Il farmaco di elezione, però, nel trattamento degli stati più gravi di reazione infiammatoria al veleno di medusa è lo steroide, che è in grado di controllare le complicanze infiammatorie più gravi.


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Fonti:
Wikipedia

#9 gabribabi

gabribabi

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Postato 02 July 2011 - 19:15 PM

:2thumbs: :2thumbs: complimenti bel lavoro... ;)

#10 xlion85x

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Postato 02 July 2011 - 19:23 PM

:2thumbs: :2thumbs: complimenti bel lavoro... ;)


Siamo esposti a tanti rischi praticando il nostro sport, è bene essere preparati :mrgreen:

#11 xlion85x

xlion85x

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Postato 02 July 2011 - 19:38 PM

Perdonate un piccolo OT, ma in effetti vedendo un'immagine trovata per caso in rete volevo condividere con voi un mio pensiero... qui si parla di pesci pericolosi, ma a volte il maggior pericolo delle nostre acque siamo proprio noi: rispettiamo la natura ;-)

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Questo post è stato modificato da xlion85x: 02 July 2011 - 19:39 PM


#12 The Legend

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Postato 03 July 2011 - 04:20 AM

Bel lavoro complimenti
saluti

The Legend

#13 Repele Dimitri

Repele Dimitri

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Postato 03 July 2011 - 08:10 AM

Ottima ricerca , e' e verra' sempre utile a tutti noi pescatori


Messa IMPORTANTE
Gli Amici Della Topa
http://dimibsfishing....wordpress.com/


La classe non è acqua ma prosecco! [cit.Repele Dimitri ]

#14 xlion85x

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Postato 03 July 2011 - 13:31 PM

Bel lavoro complimenti


Grazie ;-)

@Dimi
c'è posta per te :-D

#15 xlion85x

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    Cuda

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Postato 03 July 2011 - 18:53 PM

PASTINACA o TRIGONE

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La famiglia Dasyatidae comprende 76 specie di pesci d'acqua salata comunemente conosciuti come pastinache o trigoni. Tali specie sono presenti in quasi tutto il Mediterraneo e in tutte le acque tropicali del mondo.

DESCRIZIONE
Sono caratterizzati dal corpo piatto romboidale, grandi pinne pettorali a forma di ali, coda sottile e lunga, occhi posti sul dorso, bocca ventrale. Si differenziano dalle "cugine" razze della famiglia rajidae per la presenza dell'aculeo velenoso sulla coda, il quale produce l'ittioacantossina e provoca effetti simili alla cancrena e al tetano. Gli esemplari più grandi (appartenenti alla specie Himantura chaophraya) possono raggiungere 4,60 metri di lunghezza e 1,90 metri di larghezza.

Negli esemplari di maggiori dimensioni, l'aculeo può arrivare fino a 35-40 centimetri di lunghezza, ha un profilo dentellato ed è rivestito da una guaina epiteliale. Alla radice dell'aculeo si trovano due ghiandole velenifere che secernono una sostanza composta dagli enzimi 5-nucleotidasi e fosfodiesterasi, che distruggono le cellule, e da serotonina, che provoca contrazioni muscolari. L'azione di tale cocktail è necrotizzante e a questo si unisce la possibilità di infezioni batteriche anche severe. A seconda della zona colpita dall'aculeo, il decorso può arrivare ad essere mortale (si veda l'esempio del conduttore televisivo Steve Irwin, morto in Australia in seguito a un colpo ricevuto da un trigone il 4 settembre 2006). L'aculeo generalmente si spezza e rimane nella ferita: per l'animale non è un grave danno, poiché ricresce con una velocità di circa 1-1,5 centimetri al mese, per l'uomo invece si! Infatti l'aculeo va rimosso per evitare che continui a rilasciare veleno, ma ciò può causare un'ulteriore lacerazione della ferita a causa della presenza di aculei retroversi.

ATTENZIONE
Come già detto l'aculeo velenoso alla base della coda causa ferite estremamente dolorose. Tra i possibili sintomi troviamo: perdita di coscienza, nausea, vomito, sudorazione, ipotensione, diarrea, paralisi muscolari, depressione respiratoria, aritmie, arresto cardiaco.

COSA FARE
Innanzitutto mantenere la calma ed eventualmente distendersi.
Lavare la ferita con acqua salata, fredda oppure con soluzione salina sterile e come già detto rimuovere l'aculeo. Successivamente trattarla come per la tracina con acqua salata molto calda per 30/90 minuti.
Recarsi da un medico che curerà la profilassi antitetanica oltre a prescrivere analgesici ed antibiotici a largo spettro.


Dal punto di vista "gastronomico", le carni sono commestibili anche se non particolarmente pregiate ;-)

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Questo post è stato modificato da xlion85x: 03 July 2011 - 19:00 PM


#16 xlion85x

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Postato 04 July 2011 - 22:39 PM

Idee per i prossimi pes da trattare? Magari anche qualcosa d'acqua dolce ;-)

#17 MarioColombo

MarioColombo

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Postato 04 July 2011 - 22:48 PM

Il pesce gatto?
Visto il momento "topico" per la pesca di questo pess, due dritte su come prenderlo per evitare i tre aculei "velenosi", secondo me si potrebbero dare.
Ciao
Mario

#18 jar

jar

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Postato 04 July 2011 - 22:52 PM

per i pesci d'acqua dolce c'è il pesce gatto..

per il mare c'è lo scorfano, il serra..


P.S. complimenti per il topic
><(((°> ...piccoli cambiamenti nelle montature portano grandi differenze nelle catture...><(((°>

#19 xlion85x

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Postato 04 July 2011 - 23:16 PM

@Mario
In effetti è l'unico pesce d'acqua dolce "velenoso" che conosco... per gli altri si potrebbe fare un discorso relativo alla dentatura :-)

@Jar
Grazie mille ;-)
Lo scorfano, pesce pietra, pesce cobra ed altri erano già in programma, anche perchè le indicazioni sono simili a quelle di altre specie trattate. Poi magari passo al pericolo "denti" con serra, barracuda... anche se devo ammettere che pure le trotelle non scherzano mica :mrgreen:

#20 xlion85x

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Postato 05 July 2011 - 12:05 PM

PESCE GATTO

Ameiurus melas, conosciuto comunemente come Pesce gatto, è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Ictaluridae.

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DISTRIBUZIONE E HABITAT
Ha il suo areale nelle zone occidentali degli Stati Uniti d'America dai Grandi Laghi al Messico settentrionale da cui è stato introdotto in Italia ed in gran parte dell'Europa nei primi del 900.
Ha come habitat i fiumi a lento corso, i laghi e gli stagni.
È un pesce di straordinaria resistenza, in grado di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati, poco ossigenati e persino per qualche ora fuori dall'acqua.

CARATTERISTICHE
Sulla pinna dorsale possiede un grosso aculeo velenoso in grado di provocare ferite molto dolorose; un altro aculeo è presente sul primo raggio delle pinne pettorali che all'occorrenza possono servire anche a muoversi fuori dall' acqua.
Presenta inoltre una seconda pinna dorsale adiposa e pinna caudale omocerca (con i 2 lobi uguali). Possiede otto barbigli piuttosto sviluppati sui quali sono presenti migliaia di organi di senso e papille gustative.
Raggiunge i 60 cm ed eccezionalmente il peso di 3 kg

Esiste anche una specie "marina"

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Plotosus lineatus Thunberg, noto in italiano come pesce gatto dei coralli, è uno dei pochissimi membri dell' ordine Siluriformes completamente adattato alla vita nelle acque marine.
Si muovono in branchi ed hanno una colorazione fatta di strisce bianco/argento su una base nera. Sono riconoscibili dai tipici barbigli.
È diffuso nelle regioni tropicali degli oceani Pacifico e Indiano dal Madagascar e le coste dell'Africa orientale al Giappone del sud, all'Australia e la Polinesia. Recentemente è immigrato nel mar Mediterraneo orientale lungo le coste israeliane dal Mar Rosso.
Il suo habitat è esclusivamente marino, si ritrova sia nelle zone coralline che sulle praterie di Fanerogame e Alghe fino agli estuari ed alle pozze di marea. Raramente può penetrare in acque completamente dolci.
La prima pinna dorsale e le pinne pettorali sono dotate di un aculeo velenoso.

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Il veleno del pesce gatto d'acqua dolce è decisamente meno potente di quello di una tracina, tuttavia è sempre meglio fare molta attenzione nel maneggiarli, utilizzando dei panni spessi. Non ho trovato info sufficienti su tale veleno, di certo non esiste un antidoto e come detto nei post precedenti bisogna spremere la parte colpita cercando di far uscire il veleno iniettato. Lavare accuratamente la zona colpita e successivamente recarsi da un medico che provvederà alla profilassi antitetanica e all'eventuale prescrizione di analgesici ed antibiotici.


Fonte: Wikipedia
http://it.wikipedia..../Ameiurus_melas
http://it.wikipedia....otosus_lineatus

Questo post è stato modificato da xlion85x: 05 July 2011 - 12:06 PM



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