Erano le tre del pomeriggio ed io me ne stavo acquattato su un tronco di mangrovia in
cerca d’omba , attaccato da tutte le parti da zanzaroni sanguinari , soffocato dal caldo ,
ammollato dall’umido e con un fetore di pudrio all’intorno.
Mentre cercavo di non soccombere in attesa del cambio marea passavo in rassegna le
cause che mi avevano portato lì.
Il solito poliziotto del DTI, mio saltuario compagno di pesca, mi aveva fatto una
allettante descrizione di un posto da favola dove cernie gigans, parghi, cubere e tarpon
venivano a mangiarti in mano ; pur soppesando e dividendo per 10, la cosa sembrava
interessante, ma io scottato da altre avventure pescatorie che si , avevano reso , ma mi
avevano letteralmente stroncato dal punto di vista fisico, volevo più informazioni.
Dunque : un centinaio di chilometri in auto , una mezz’oretta a piedi in palude con
l’acqua non più alta di una ventina di centimetri e avremmo raggiunto una laguna con
un canale assolutamente vergine , l’unico accesso era via mare e pochissimi , visto la
penuria di mezzi di trasporto riuscivano ad andarci via terra.
Nicchiavo ancora , l’ultima volta la mez’oretta si era rivelata un paio d’ore e la palude di
venti centimetri mi arrivava in alcuni punti al petto , ma erano alcuni giorni che non
beccavo niente di rilevante e la voglia era tanta.
Mi aveva convinto , però sarei andato ben preparato alla bisogna : pantaloni lunghi,
camicia maniche lunghe , stivaletti sub in neoprene, una sola canna , pochi artificiali e
pochi ami, molto da bere e tavolette energetiche, forse me la sarei cavata seza troppi
danni fisici.
Partiamo , io, il DTI e Delmo , viaggio senza storia , parcheggiamo in mezzo al nulla e ci
inoltriamo tra piante spinose ed erba tagliente, caldo torrido e nugoli di mosquitos che
ronzano inferociti , l’autan tiene e procediamo; si arriva alla palude , c’è la bassa marea
e in alcuni punti è in secca , la puzza di marcio è invadente , e peggiora ancora non
appena ci inoltriamo , il secco poi non era molto secco!!! Sprofondo nel fango sino al
polpaccio , un fango fetido , nero e puzzolente, dopo una mezz’oretta di calvario
arriviamo in zona mangrovie , l’acqua è più alta e la puzza sopportabile.
Seguiamo un canaletto in mezzo alle mangrovie , facendo fuggire pescetti di tutte le
forme e dopo una ventina di minuti siamo in vista della laguna , ferma , immobile senza
un’alito di vento, si soffoca ; costeggiamo le mangrovie con l’acqua alla vita per portarci
verso il canale e il mare; mentre cammino azzardo qualche lancio e incanno un paio di
cuberitas sul chilo e una picua , non sento più nemmeno il caldo , ma il policia sbraita
che dobbiamo arrivare al canale prima del cambio marea o perdiamo il meglio.
Finalmente Mareeee !!!!! Avanziamo per qualche centinaio di metri costeggiando il
canale. acqua alle cosce , fondo sassoso e corallino; il canale sarà ampio un centinaio
di metri e profondo tre o quattro , siamo al pari marea e l’acqua è un pò torbida e non
mi permette di vedere se c’è pesce ; provo qualche lancio e qualche barracuda di
piccola taglia arriva; i miei amici diversificano la pesca : uno innesca dei granchi e l’altro
dei tipi vermoni rossi grossi un pollice e lunghi una spanna che ha catturato nel fango
durante la marcia.
Le mangiate ci sono , ma minutaglia , salvo un pargo sui quattro chili , preso col
granchio e un barracuda sui sei che prendo a spinning è tutta robetta che non arriva al
chilo, si decide di smettere e aspettare la marea sia per riposare un pò all’ombra che
per non consumare tutta la carnada.
Ed eccomi quà , ad aspettare il cambio marea, abbarbicato alla mangrovia per
starmene all’asciutto mentre penso a chi me l’ha fatto fare ; i compagni si affannano per
catturare dei pescetti che poi verrenno usati come esca.
Si alza il vento e finalmente si può respirare , anche la marea inizia a salire; caso strano
, il canale sembra un fiume ma dove siamo noi sul bordo, la corrente non è fortissima
anche se la sentiamo fra le gambe e il livello non si alza di molto; si entra in pesca.
Il primo a beccare è Delmo con un pesce morto , la cosa tira di brutto ma non punta al
largo , fila lungo i bordi del canale col rischio di tagliare il filo contro i coralli, Delmo
cerca di seguirla per tenerla in fuori ma è un’impresa improba , fra la corrente e i coralli
rischia di ammazzarsi ; in qualche modo riesce a portarla a tiro dopo una decina di
minuti e il servitore dello Stato procede all’arresto : una bella cerniotta sicuramente fra
gli 8 e i 10 chili.
La situazione sta nettamente migliorando, le taglie aumentano, incanno un carangide
che mi fa dannare , tira al largo e si impunta sfuttando la corrente , sembra che non ci
sia verso di farlo avvicinare , mentre faccio il tiro alla fune mi arriva il grido di Delmo :
Hay Savalo!!!! E infatti li vedo arrivare delfinando al centro del canale , io sono bloccato
dal mulo che non vuole saperne di cedere , ma i due compadres gli lanciano sopra ,
uno attacca , e vola fuori , sul momento non ho capito chi sia il fortunato , poco importa
perchè l’acciugone è già in libertà , le bestemmie del Polis mi rendono edotto che il
Tarpon se n’è andato e , non solo , si è portato appresso anche l’artificiale.
L’avrò rampognato mille volte per il fatto che non vuole saperne di mettere un finale
decente , si è innamorato di un mio 20 libre ed è convinto che se aumenta il libraggio i
pesci lo vedono , mi sta costando una pila di artificiali , prima pescava col fil di ferro da
un millimetro adesso , il raffinato , visto che non paga lui , si da al superleggero.
Finalmente il combattente cede e viene raffiato , un bel carangidotto sui sette otto chili ;
nel frattempo anche Delmo è alle prese con un saltatore e sembra che non molli ; però
deve essere la mascotte del gruppo , ad occhio sarà solo su una decina di chili ; mi ci
butto in mezzo e prendo il papà , ma dev’essere un fedelissimo monogamo , infatti vola
un paio di volte e parte libero a raggiungere la consorte, nel frattempo Delmo e il Polis
hanno fatto il bagno nel cercare di raffiare il Savalo che li innaffia abbondantemente
entrambi , in acqua bassa è una furia, alla fine, fra spruzzi e allusioni sulla sua paternità
viene reso impotente .
Il bordello fatto tra il salpaggio del mio e la messa in sicurezza del Tarpon hanno creato
il vuoto , non toccano più; i due assatanati approfittano per per tornare alle mangrovie
per appenderci il pescato e pulirlo : ormai sembravano dei trenini con i vagoncini che li
seguivano nella corrente, si , perchè il pesce lo abbattevano e se lo appendevano alla
cintura con una fune.
Visto il periodo di stasi mi accorgo che il tempo si va mettendo al brutto , il vento
aumenta e dal mare arrivano dei nuvoloni neri come la pece; fossi in barca non mi
preoccuperei più di tanto , ma il pensiero di andare a guado e passare per la palude
con la pioggia battente non mi attira per nulla.
Cerco di convincere i due , che nel frattempo sono tornati , a piantare tutto e volgere il
nostro interesse al ritorno , fiato sprecato , sono di nuovo in pesca , a malincuore mi
adeguo , se ne va un altro tarpon e vengono messi a carniere un’altra decina di
pesciotti fra cubere , parghi e un paio di barracuda niente male, però adesso basta !!!!!
Il vento sferza e all’orizzonte si vede chiaramente la barriera di pioggia che avanza; non
voglio sentir ragioni e mi avvio , a malincuore puliscono il pesce e andiamo.
Arriviamo alla palude giusto in tempo per incoccare nelle prime goccie , grosse come
una ciliegia; fin lì il trasporto pesce è stato facile , se lo tiravano dietro nell’acqua ,
adesso devono caricarselo in spalla e più o meno una cinquantina di chili a testa non
sono uno scherzo; io mi rifiuto categoricamnte di farmene carico , per me possono
buttarlo li dove sono ; abbozzano e si riparte , l’acqua scende come sotto una cascata,
si inciampa e spesso ci si ritrova lunghi e distesi nel fango nero , quando arriviamo alla
macchina sembriamo dei mostri da film horror ; per fortuna che l’acqua continua a
cadere e parzialmente ci aiuta a togliere il fango.
La macchina all’interno è irriconoscibile : puzza di pesce e di fango marcio da vomito , il
viaggio di ritorno è un incubo ; dopo poco la pioggia cessa improvvisamente come è
venuta e posso accelerare sperando di concludere presto l’avventura.
Arrivo all’Aquiler , mollo pesci e macchina a Delmo e mi fiondo sotto la doccia , non
prima di averli minacciati di serie rappresaglie se non si ripresentano prima di notte con
la macchina pulita alla perfezione e un paio di filettini già pronti per la brace.
Sotto la doccia torno con la mente alla giornata e assaporo le emozioni , a poco a poco
l’irritazione per il catastrofico ritorno scema e mi invade una soddisfazione profonda ,
dopo tutto è stata una bella giornata.
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Che avventura ragazzi 
:? 
