Amanita phalloides (Vaill. Ex. Fr) Link
Nome comune:
tignosa verdegnola
Etimologia:
da phallos e eidos, cioè dall’aspetto fallico
Cappello:
di diametro fino a 15cm, nei giovani esemplari si presenta globoso, per poi appianarsi fino a formare un disco. Può presentare dei residui del velo generale, e il colore varia notevolmente ma sempre mantenendosi tra il giallo, il verdino e il bianco, più carichi al centro e che tendono a schiarirsi verso il margine, che si presenta liscio. Con tempo umido il cappello si presenta viscido. Le lamelle sono libere, bianche e fitte.
Gambo:
di colore bianco, si allarga verso la base e si restringe verso il cappello. Presenta un anello e una volva, entrambi bianchi. Inoltre presenta delle zebrature caratteristiche. La carne è compatta e inodore negli esemplari giovani e cedevole a maturità, con odore sgradevole.
Habitat:
in vari tipi di bosco, sia in pianura che in montagna
Comparsa:
estate-autunno
Tossicità:
velenoso mortale. Per la sua elevata tossicità e la sua ampia distribuzione provoca un gran numero di intossicazioni ogni anno, ad esito spesso letale. Contiene diversi tipi di tossine termostabili, che inibiscono l’RNA polimerasi a livello epatico, provocando sindrome falloidea. Questa può manifestarsi da 6 a 40 ore dopo l’ingestione, a seconda della costituzione fisica.
Specie simili:
può essere confusa con altri funghi del genere Amanita (citrina, gemmata) e con l’Amanita caesarea allo stadio di ovolo.
Per questo si sconsiglia il consumo di ovoli rinvenuti chiusi.
foto di Mario Cervini