Questo topic è sconsigliato a chi di solito guarda solo le figure: è senza foto. E' altresì sconsigliato a chi ha poco tempo per leggere, in tal caso andate direttamente in fondo dove troverete il riassunto del fattaccio (tipo il celebre "Bignami" che quelli della mia generazione ricorderanno senz'altro) in due righe due.
Per tutti gli altri, iniziamo con gli antefatti.
ANTEFATTO 1
Qualche settimana fa appare sul forum un nuovo utente, dbste90, che si presenta educatamente come un ragazzo di Verona che cerca amici in zona per andare a pesca insieme. Lo contatto come ho fatto in passato con altri nuovi utenti e ci mettiamo d'accordo per un'uscita nella bassa.
ANTEFATTO 2
Con dbste90 facciamo un'uscita, dieci giorni fa, in un tratto di Tartaro che, oltre ad avermi fatto da culla perché ci sono nato, negli ultimi tempi è tornato ad essere veramente bellissimo, proviamo a lucci ma non prendiamo nulla, pur vedendo qualche bel pesce, non identificato, che ogni tanto caccia.
ANTEFATTO 3
Lunedì sera, finito il lavoro, vado a farmi due passi (doveva essere una corsetta anti-pancia ma alla fine ho camminato), arrivo al ponticello sul fiume da dove siamo partiti con dbste90 a spinnare e mi rendo conto che è praticamente in secca, con buona parte del fondo asciutto; mi inxxxxo come una jena perché non è possibile che in pieno periodo di frega il consorzio faccia di questa cagate. Parlo con alcune persone presenti e mi dicono che il fiume è così da qualche giorno, con l'acqua che sale e scende perché stanno facendo lavori di sistemazione della riva giù a valle. Proseguo e mi inxxxxo ancora di più: nelle buche assisto ad uno spettacolo che non saprei definire. Ci sono decine di siluri di tutte le taglie (a parte quelli xxl) in piena frenesia che si pappano pesciolini e tutto ciò che si muove arrivando addirittura ad uscire fin sul fango della riva. Una roba mai vista che mi fa capire, di colpo, come il fiume sia tornato bello in apparenza ma, in sostanza, sia ormai irrimediabilmente compromesso.
ANTEFATTO 4
Il giorno dopo chiamo dbste90 e gli propongo di riprovare, stavolta mirando ai baffoni in mimetica, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e, se le condizioni sono ancora quelle del giorno prima, nell'ora giusta del tramonto i pesciacci dovrebbero rimettersi in caccia frenetica. A quel punto arriviamo noi, armati di teste piombate, gomme di ogni e svariati altri artificiali, e ci infiliamo quatti quatti come ai tempi dell'università quando ogni tanto mi intrufolavo nelle feste di laurea di perfetti sconosciuti a mangiare e bere a sbafo. Ovviamente il fiume il giorno dopo è bello alto, con un'acqua così chiara, fresca e dolce che mi sembra di scorgere il Petrarca alla ricerca di colei che sola gli parve donna. Amen, scartiamo subito di lato e andiamo nel canale basso dove mi è giunta voce di diverse catture di aspi e siluri a spinning. Non prendiamo nulla ma quando arriva un ragazzetto che ci mostra le foto delle sue catture del giorno prima, fatte con un martin del 12, ovvero un aspio di un paio di chili e due siluri di otto - dieci chili, ci viene voglia di usarlo come pastura.
IL FATTACCIO
Ieri torniamo sul posto, sempre dopo lavoro quindi in zona pre-tramonto, quando il giorno volge al desio. Niente artificiali stavolta, proviamo un po' a ledgering e un po' a fondo con il lombrico. Un'oretta nel canale basso, dove tiriamo fuori due breme e poi risaliamo nel Tartaro, ci piazziamo in una buca e lì, signori del forum, accade il fattaccio. La superficie è bella piena di bollate, con la fissa e il bigattino prendo qualche alborella (volevamo provare anche con il vivo) e considerando il movimento in superficie e la velocità con cui mangiano ce ne devono essere millanta. Con il verme a fondo arriva subito un siluretto di taglia modesta, dbste90, anzi, chiamiamolo per nome: Stefano, vede parecchie mangiate ma non riesce a tirare fuori niente, probabilmente è sempre minutaglia. Poi, esattamente alle 20,44, quando pronuncio le fatidiche parole "Ancora un quarto d'ora e poi andiamo" lancio in mezzo alla buca e prima che il piombo tocchi il fondo la frizione inizia a cantare. Praticamente il pesce ha abboccato appena il verme ha toccato l'acqua. Vi do qualche info sull'attrezzatura: Catana da ledgering, una buona canna, massiccia e docile allo stesso tempo, mi ha sempre dato soddisfazione con i barboni del Po, mulinello Tubertini di qualche lustro fa, un 4000 massiccio di cui non ricordo il modello, preso in abbinata con la canna (2004? 2006? boh), pieno di un ottimo 0,25 che, però, temo sia ancora quello di quando ho preso il combo (2004? 2006?), in line un antitangle con un piombo del 30 e, in fondo, legato direttamente sullo 0,25, un amo che mi ha dato Stefano, credo sia, ad occhio, un 14 o forse un 12, ci sta un verme infiocchettato e niente di più, ed è proprio il vermetto infiocchettato ad essere trangugiato dal pesce. Frizione che canta dicevo. Ecco, il pesce scarta verso valle, poi di colpo si gira e va controcorrente oltrepassando la buca e infilandosi controcorrente. Carpa? E chi lo sa, so solo che si prende deciso parecchi metri di filo. Consegno la canna a Stefano, che se lo goda lui, in fin dei conti l'ho portato qui per questo. Il pesce prosegue la sua risalita e, purtroppo, quel tratto di riva è pieno di erba che arriva fin quasi a metà fiume, mi faccio ridare la canna, la tengo alta sulla mia testa e spero che il filo non arrivi a contatto con l'erba. Il pesce prosegue la sua corsa, supera il tratto infrascato e poi si ferma, impigliandosi in qualcosa sul fondo. Siamo a circa 50 metri dal punto in cui l'abbiamo ferrato. Sono pessimista: un pesce bello grosso che fa impigliare la lenza in qualcosa sul fondo, un filo vecchio dello 0,25 che si può spezzare da un momento all'altro... vabbè, finché tiene noi stiamo lì. Praticamente, per mezzora buona, ci passiamo la canna per riposare le braccia a vicenda, mentre arriva il buio. Il pesce si muove, ma la lenza è impigliata in mezzo al fiume. Ovviamente non abbiamo una pila. Le lenza, a forza di tira e molla un po' da parte nostra e un po' da parte del pesce, si libera pian piano e, stavolta, la nostra preda ci riporta verso valle. Dobbiamo superare ancora il tratto di riva infrascato, ci riusciamo, e poi si rientra nella buca. Nel frattempo scopro che sul mio cellulare c'è l'applicazione "torcia", non si vede granché ma meglio di niente. Ce l'ha anche quello di Stefano che però si sta scaricando. Facciamo congetture sul pesce che, ormai ne siamo coscienti, è davvero grosso, quantomeno per l'attrezzatura, quasi certamente un siluro di almeno 20 kg, ma è probabile che siano anche di più, l'ipotesi carpa mi sento ormai di escluderla. Discutiamo anche di cose futili, come il fatto che una sera con un amico si parlava di inserire nell'ambito politico i vari pesci, così che il barbo ci sembrava un vero pesce proletario, gran lavoratore sempre pancia a terra, pochi fronzoli, il temolo, al contrario, che se la tira di brutto anche se mangia insetti, è il classico liberal-chic figlio di papà. La trota? Non può che essere della Sudtiroler volkspartaiocomerazzosiscrive! Il siluro? Ecco, il siluro a me sembra uno del gruppo misto, di quelli che non si mai bene in quale partito sono stati votati e chi ce li ha portati, quelli che a seconda di quanto è succosa l'esca votano da una parte o dall'altra senza alcun ritegno, quelli che, in buona sostanza, sono lì per mangiarsi il più possibile. Poi vediamo anche qualche lucciola, parliamo del più e del meno, del fatto che Stefano è dell'ariete ma sulla cuspide con i pesci (ovvio no?), ci godiamo l'umidità tiepida della sera. Il tutto con il pesce che continua a girare nella buca. Io ho le scarpe da tennis e sono fradicio fino alle ginocchia. Sono passati tre quarti d'ora buoni e non siamo ancora riusciti a vedere il pesce, e non solo perché non abbiamo la pila e la torcia dei cellulari lascia un po' a desiderare, ma perché è sempre stato aderente il fondo, non ha mai scodato in superficie, non si è mai fatto vedere. Alle 21,46, un'ora dopo la ferrata, mentre è Stefano a tenere in mano la canna, il pesce si slama. Non rompe, si slama proprio, recuperiamo il finale intatto con ancora un pezzetto di verme sull'amo. L'adrenalina è finita. L'aria si riempie di sospiri. Stefano vive a Verona ma è originario di un'altra zona, forse è per questo che non lo sento mai bestemmiare, nemmeno in questo frangente, quando pure un sacrestano, se veneto, avrebbe smoccolato senza ritegno alcuno (per poi eventualmente flagellarsi l'anima di fronte all'eterno chiedendo perdono ma scaricando la colpa sull'infimo pesce della tentazione). Recuperiamo tutta la roba e ci incamminiamo verso il ponticello e l'auto. Ci facciamo una carbonara svelta su da me e la sera finisce così. Stavolta ha vinto il pesce.
CONSIDERAZIONI FINALI
Stefano è in gamba. Perseverante, paziente, determinato. Nel momento in cui io ero già rassegnato a sentire la frustata della lenza che si spezzava sotto il tiro del pesce e il peso dell'erba, lui continuava ad essere ottimista: bravo, è così che si fa, e non solo nella pesca. La lenza ha tenuto, poi è andata come è andata ma ce la siamo giocata al meglio.
Ovviamente, ci aspettiamo una rivincita.
RIASSUNTO
Il mio Tartaro si è riempito di escrementi con i baffi, hanno sfrattato i lucci. Un ragazzetto alto un metro e 30 prende i pesci ed io e il mio amico Stefano no. Proviamo a fondo e allamiamo un pesce grosso, probabilmente uno di quelli lì con i baffoni, dopo un'ora si slama e ci restiamo male.
Questo post è stato modificato da davidex: 07 May 2015 - 13:30 PM