La prima volta che ci sono andato , sono rimasto scioccato sia per la quantità di pesce e
per la facilità con la quale si poteva catturare; purtroppo ci ero andato solo come sub e
non mi ero portato nulla ; avevo riparato in parte alla cosa uscendo un paio di volte a
bolentino con le scarse attrezzature locali ma ero rimasto colpito dalle possibilità.
Adesso , che stavo preparando le valige per tornare due settimane nel paradiso , ero
deciso a portarmi qualcosa di più consono alla bisogna; purtroppo le attrezzature sub
sono ingombranti e voluminose , pertanto , anche a causa di alcuni commenti acidi della
moglie , dovevo limitarmi e di molto ; nemmeno a parlarne di aggiungere un tubo canne
!!! , mi sarebbe costato il divorzio immediato , per cui due tavolette di sughero con 200
metri ognuna di filo del 150, una bobina di treccia d’acciaio di 80 libre , girelle ,
moschettoni , ami, una dozzina di artificiali vari; per fortuna avevo notato che i piombi
erano facilmente reperibili dai locali e , indispensabili, due paia di guanti di tela pesante.
Erano altri tempi , non si saliva su un aereo e dopo nove ore si sbarcava all’aereoporto
di Male , a secondo quello che si trovava erano 3 o quattro scali : Dubai, Carachi e
Ceylon quando non capitava anche Bombey e al ritorno Atene ; di certo c’era solo la
fermata di una giornata o una nottata a Ceylon prima dell’ultima tratta per le Maldive;
Finalmente dopo più o meno un paio di giorni di viaggio arriviamo all’Arcipelago ; uno
scassatissimo Doni , altro che gli elicotteri e le barche veloci di adesso , ci porta , con
varie ore di navigaziozione all’Isola di Alimatha.
Scaricato tutto in camera e lasciato la moglie a farsi il pediluvio con maschera all’interno
della barriera corallina , mi fiondo in cerca di informazioni : rimedio una giornata con un
catamarano da sessanta cavalli , ufficialmente giro turistico delle isole, e due mezze
giornate a traina con un Doni in compagnia di altri due pescatori afflitti anche loro da
consorti sub ma non pescatrici; prenoto il tutto sperando di riuscire a farlo digerire alla
moglie ; forse il mare , il caldo e i profumi hanno compiuto il miracolo e penso anche
l’idea della giornata a zonzo per il mare a scopo turistico, la compagna della mia vita non
crea difficoltà.
Primo grande giorno di traina !!! Il programma prevedeva la visita di tre o quattro isolette
disabitate e la colazione su una di esse ; convinco il metro e cinquanta di barcaiolo a
cancellare le visite e lasciare solo lo scalo per il pranzo. Sono in pesca con un Abuone
sui 14 centimetri con piume ma sembra che fra le isole ci sia poco , attacco un
barracuda che se ne va mentre tentiamo di issarlo a bordo; il marinaio mi fa capire di
avere pazienza, che mi sta portando dove i pesci ci sono e in fatti arriviamo sul bordo di
un rif sommerso , la prima abboccata quasi mi strappa il filo dalle mani , è improvvisa ,
cattiva e violenta ; lotta come un disperato ed io ho sempre più paura di perderlo , non
l’ho ancora visto e il filo , pur con i guanti incomincia a farmi male ; devo prenderlo :
avvolgo il filo su una mano e inizio a tirare , una bracciata e riavvolgo , un’altra e un’altra
ancora , con cattiveria e decisione ; o viene o si sbocca . Ed eccolo sotto la barca, sale
di sghembo tirando in laterale ma è mio!!! Sarà una decina di chili di carangide e
mentre ancora sto pensando come portarlo a bordo il Maldiviano compie la raffiata più
strana che abbia mai visto nella mia vita e sicuramente mai rivedrò : leva dal pagliolato
un bastone di legno da un metro col finale ad uncino , ricavato sicuramente da un getto
laterale, sembra un mezzo marinaio; lo infila rapidamente nella bocca del pesce e lo issa
a bordo. E’ un magnifico carangide dai colori meravigliosi ,le pinne sfumano sul bluatro
con del giallo vivo.
Continuiamo la pesca e prima di arrivare all’isolotto designato per il pranzo ne salpo altri
due più piccoli e una cernietta sui tre chili ; come sbarchiamo il locale si mette a tagliare
foglie di palma e ci apparecchia la mensa , sistemandoci sopra tutto quello che l’hotel ci
ha rifilato ; prepara una buca , ci accende un bel fuoco e , come è tutto ridotto a braci ci
mette dentro la cernia avvolta in carta stagnola , qualche foglia sopra e poi ricopre il
tutto di sabbia ; mentre noi ci pucciamo nelle dolci acque il pesce cuoce.
Come prima giornata non è stata male , al ritorno altri sei o sette pesciotti rallegrano il
mio cuore ; ma nella mia mente è fissa la prossima uscita seria con i professionisti locali
e non vedo l’ora che passino i due giorni che mi tocca aspettare.
Arriva la mattina fatidica : mentre gli omini nel buio spazzano e rastrellano l’isola da
erbacce e foglie cadute facciamo colazione , siamo tutti su di giri , sbattiamo giù
velocemente qualcosa e siamo già sul pontile ad aspettare il doni che sta arrivando;
Molto spartano , le panchette laterali per turisti e sub, il retro libero ottimo per la pesca e
un telone per ripararci dal sole; mentre parte sembriamo dei bambini che aprono i
pacchetti il giorno di Natale, anche i compagni , come me , hanno avuto problemi di
moglie o spazio e quello che esce è molto simile al mio : ferraglia , plasticoni vari e
bobine di filo , cosa avrei dato per una canna decente e qualche popperone !!!!
Un paio di locali ispezionano la mercanzia giangottando e disapprovando col capo ;
sono demoralizzato , gli ometti si impossessano di tre tavolette di sughero e relativo filo
e si appartano; vedo che levano da una cassetta un paio di metri di rugginoso filo di
ferro terminante in un coso non ben definibile, un altro sta sflilettando dei pesci che
avevano portato a bordo e ne passa una strisia al primo che la innesca sul coso
innominabile legandola con altro filo di ferro ; a questo punto voglio vederci chiaro , mi
impossesso del marchingegno e mi ritrovo in mano un piombo a pera sui 100 grammi a
cui è stato fissato un gonnellino sfrangiato ricavato da un sacco di riso di naylon, il tutto
attraversato dal filo di ferro a cui è legato un amo enorme a gambo lungo su cui hanno
innescato la striscia di pesce; non è che la cosa mi dia molta fiducia, ma loro sono del
posto e sapranno quello che è meglio fare.
Le lenze sono in acqua e noi stiamo filando lungo il bordo del Rif all’interno di una Pass
che porta verso il mare aperto ; svolgono un pò di lenza a terra, fissano un capo a un
sostegno e per mezzo di un filo più sottile l’assicurano a un montante facendoci una
galla e mettendo in mezzo un bicchierino di plastica; il principio è semplice :
all’abboccata il filo strozza la galla rompendo rumorosamente il bicchiere avvertendoci
dell’attacco , il filo fine si spezza e lascia libero il trave principale che fila quei tre quattro
metri posti sul ponte e poi la velocità della barca stessa ferra il pesce.
Stiamo bevedo il terzo caffè della mattinata mentre gli aborigeni fanno la loro colazione
a base di squalo secco e pezzetti di cocco ; qualche altro si infila in bocca una foglia , un
tocchetto di noce di Betel e inizia a masticare allegramente sbavando rosso ; la quiete è
interrotta da un sonoro SCRAKKK !!! il bicchierino si è accartocciato e il filo rotto lascia
filare a mare gli ultimi metri liberi ; il caos , i marinai sono al loro posto , velocissimi ;
ancora prima che uno di noi si possa avvicinare alla lenza se ne sono già appropriati :
un paio di strattoni , un sorrisone e ce la porgono ; uno degli ammogliati indossa un
guanto e l’afferra , si vede subito che il pesce tira come un forsennato , la barca intanto
si sta spostando verso il fuori per allontanarsi dal Rif col duplice scopo di evitare una
collisione e impedire al pesce di intanarsi; è chiaro che il designato non è pratico di
questo tipo di pesca a mano e si trova subito a malpartito , recupara a fatica qualche
metro ma subito il pesce glielo riprende ; dopo un paio di minuti un piccoletto gli leva la
lenza dalle mani e senza guanti ci da una dimostrazione : da un giro di lenza sul palmo e
poi arretra lungo la barca , avanza poi rapidamente raccogliendo il filo e ricomincia la
pantomima , sei o sette metri per volta , non si cura di gestire il pesce , lo strappa
letteralmente sù, forse non sarà molto sportivo ma il risultato lo raggiunge , in poco il
pesce è sottobarca , è una cernia o qualcosa di simile enorme , non sarà meno di una
trentina di chili ; in due la raffiano e la tirano a bordo ; intanto io avevo recuperato l’altra
lenza che quasi mi viene trappata di mano da una botta durante l’azione , ma il pesce
non rimane allamato.
Tornata la calma si innescano nuovamente gli ami e si filano le lenze ; stiamo
costeggiando il Rif dalla parte esterna , verso il mare aperto quando lo schiacciamento
del bicchierino ci segnala un’altra abboccata , questa volta lo voglio io !! , il Maldy , che
si era gia impadronito del filo me lo passa e poi molla , da stupido me lo ero già avvolto
sulla mano e quasi mi strappa in acqua , è impressionate la forza che può fare un
pesce, non me lo aspettavo , abituato ad una canna ed ad una frizione non ero pronto
allo strappone che ricevo, barcollo e mi appoggio al bordo facendo forza , poi , a poco a
poco indieteggio come ho visto fare al locale ; gli strattoni sono da urlo ma viene, sono
un pò imbranato nell’azione ma finalmente riesco a portarlo in vista : a qualche metro
sotto la superfice non mi sembra enorme e non capisco come possa fare tanta forza;
finalmente è quasi a galla e lo vedo chiaramente , per niente piccolo , io sono stanco ,
ma lui pare di no , non vuole cedere e tenta ancora di immergersi , anche coi guanti ho
le mani che fanno male ma non mollo ; come riesco a tenerlo vicino alla barca lo raffiano
e lo tirano sù, si sbatte sul ponte con tutto il suo splendore : un testone enorme , è un
carangide di non meno di 15 chili , da quelle parti bilance non ce ne sono , tutto ad
occhio, certo che aveva una forza da far paura.
La mattinata prosegue con altri carangidi, qualche barracuda e un King Fish
impressionante ; alle due siamo di ritorno , stanchi , sfiniti ma soddisfatti ; l’idea sarebbe
di mandare al diavolo le immersioni e concentrarsi sulla pesca ; durante il ritorno ne
avevamo parlato , ma le mogli sorridenti che ci aspettavano sul molo sicuramente non
avrebbero gradito e pertanto per non dare foraggio non necessario a qualche avvocato
divorzista ci saremmo accontentati della prossima già programmata, non si può avere
tutto dalla vita.
Una foto dell'epoca , non di quelle giornate ma di un'altra volta
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