Il mix perfetto per chi è ossessionato dalle argentee trote e nutre un amore profondo per il mare.
…e quale occasione migliore, se non quella di andare a cercare questi splendidi salmonidi nelle acque del mar Baltico?
Così mi ritrovo ad organizzare il mio primo viaggio "serio", una breve parentesi fuori dalla quotidianità, le solita settimane lavorative intervallate da sempre più rare pescate molto spesso infruttuose.
Cinque giorni di sola pesca, dalla mattina alla sera, senza però lasciarne da parte gli aspetti principali, alla base di tutto: ottima compagnia, divertimento, buon cibo, calma assoluta e
soprattutto essere coscienti e consapevoli del fatto che i nostri sogni probabilmente potrebbero non avverarsi. Si sà, nella pesca nulla è scontato, troppe variabili in gioco, quindi per quel che mi riguarda, piedi per terra, soprattutto se si parte alla volta di terre e acque sconosciute.
Danimarca appunto, questa sconosciuta, per me come per i miei due compagni di viaggio.
I preparativi non sono per nulla impegnativi, pochissime cose da mettere in valigia, e ancor meno attrezzatura, ridotta davvero al minimo : due canne, due muli, una manciata di artificiali e la solita
minuteria di contorno. Un occhio di riguardo invece all’abbigliamento, visto che ancora il clima non è proprio primaverile, e soggetto a repentini ed improvvisi cambiamenti: siamo nella prima settimana di Aprile. Ma soprattutto perchè ci aspettano lunghe camminate e sessioni di svariate ore immersi in un’acqua che prevediamo essere abbastanza fredda.
Un trolley medio ed uno zainetto sono stati perfetti…senza contare il tubo delle nostre monopezzo, che ha destato non pochi sguardi indiscreti al check-in!
La capitale, Copenaghen, ci è sfuggita via in pochi secondi, appena presa l’auto, abbiamo puntato subito verso la nostra destinazione, lasciandoci alle spalle tutto ciò che poteva anche solo minimamente ricondurci alla consuetudine.
Aperte campagne, distese verdi e pochissime abitazioni ci hanno accompagnato dall’aeroporto fino alla struttura che ci avrebbe ospitato…e più ci allontanavamo dalla città, più ci si rendeva conto di quanto saremmo stati lontano dalla vita, come la intendiamo noi. Qui finalmente trovo il mio nulla tanto ricercato, un piccolo lembo di terra circondato dal mare, colline appena pronunciate dipinte dal verde prato, che scivolano in mare, un mare con tonalità insolite, azzurro tendente al grigio, grigio come la miriade di nuvole spazzate dal vento che non danno scampo al tiepido sole di mezzogiorno.
Ci siamo, è il momento di pranzare velocemente, aprire i bagagli e prepararsi per dare la caccia all’ambito predatore. Sappiamo già che non sarà per nulla facile, ma per quel che mi riguarda, alle batoste sono abituato fin troppo bene, mi piace la sfida e assaporare il gusto della vittoria dopo innumerevoli sconfitte. Almeno sotto questo punto di vista parto avvantaggiato.
Preparo l’attrezzatura e questa volta si cambia radicalmente: non più Loomis ma St. Croix! Sarà il battesimo della "Bianchina", rimasta in cantina per troppo tempo senza aver mai avuto modo di essere provata. Debutto impegnativo, ma del resto è nata per vivere il mare, quindi non mi preoccupo di nulla, se non di come mi troverò io ad usarla. Rarenium 3000 SFA, trecciato 0.13, fluoro dello 0.25 e una manciata di artificiali nostrani.
Ora è il turno della "vestizione" però…e qui ho rimpianto la libertà di cui godo nei miei ambienti…non ero abituato a ritrovarmi nello scafandro per l’intera giornata…un autentico rito che iniziava con l’indossare i waders e scarponi tutte le mattine dopo la colazione e si concludeva togliendoli alla sera prima di cena! Non potete capire…poi con il mio 46 di piede, vi lascio solo immaginare l’armatura in cui dovevo entrare !
Finalmente si parte, con impeto, con quella carica interiore accumulata nei giorni precedenti, pronta ad esplodere, con quella voglia matta di un bambino che corre per raggiungere il suo giocattolo preferito, senza quasi ragionare, guidati solo dall’istinto. Errore fatale mettere da parte la ragione però…infatti basta davvero poco per rendermene subito conto.
Ci dirigiamo in un posto molto vicino, abbiamo solo il pomeriggio utile, farsi chilometri per cercare probabili spot lontani e totalmente sconosciuti non avrebbe senso nelle nostre condizioni. L’obiettivo è bagnare le lenze…ed infatti non succede nient’altro che questo! Per chi ci ha provato e sa quanto è dura cercare la lacustre nei grandi laghi, provi a pensare a quanto possa essere complicato farlo in mare. Questa la mia prima impressione a freddo, stesse sensazioni, il lanciare nell’immenso e ancor più vuoto assoluto. Cosa dicevo prima ?…ah già, la ragione: è un attimo che torna subito a farsi sentire, a riportarci alla realtà, a farci comprendere sin da subito che sicuramente stiamo pescando nella maniera più sbagliata in assoluto…pazienza, ci stà, un gran buco nell’acqua l’esordio in terra nordica, da questo momento bisogna studiare e comprendere tutto ciò che ci circonda.
Come per ogni posto nuovo, anche qui c’è da sbatterci la testa, e capirne i delicati meccanismi. Il tempo purtroppo non è dalla nostra parte, non possiamo fare bagaglio dalle nostre esperienze. Per fortuna nostra ci sono delle regole base da conoscere, capire il meteo, le temperature, le maree, le stagioni, la vita sott’acqua: un insieme di variabili che rende inizialmente sconfortante la ricerca della trota. Un esempio è il flusso di marea…mi ha completamente spiazzato: per ben un intero giorno c’è stato il picco di bassa e determinate zone, pescabili il giorno prima, si sono rivelate impraticabili ed infruttuose per tutto il giorno successivo!
Col tempo però, si inizia ad entrare nella logica che può determinare l’esito favorevole di una battuta, la ricerca e la cattura della preda. Impossibile comunque cercare di farcela da soli in così pochi giorni, ed è per questo motivo, che ci siamo affidati ad una guida esperta.
Capire come vive e ragiona la sea trout è fondamentale, e grazie alle spiegazioni e consigli ricevuti, è aumentata la convinzione che finalmente stessimo facendo le cose giuste al momento giusto. Quindi, per un paio di giorni, ci siamo messi nelle sue mani, e i restanti sempre aiutati dai suoi suggerimenti abbiamo cercato di camminare con le nostre gambe!
Tutto sommato non è andata malissimo.
A dire il vero siamo partiti sperando di raggiungere obiettivi diversi in maniera diversa, in luoghi diversi, ma alla fine, nella pesca non c’è niente di scontato, troppi fattori da tenere in considerazione, e che apprendi una volta arrivato sul posto. Ovviamente, riprendendo il discorso esche, anche loro sono fortemente legate alla stagione in cui ci si trova a pescare, ed è per questo che praticamente, il buon 90% di quelle portate, sono rimaste in valigia, per dare spazio alle più blasonate vendute in loco. Infatti io, appena arrivato, da buon malato e cultore dell’ondulante, ancora prima di pranzare, mi sono subito comprato un Hansen, che avevo sempre e solo visto nei video in internet : lo cercavo da tempo, volevo provarlo, e a dire il vero non mi ha tradito.
Il tempo è stato determinante per l’esito delle battute, variabile durante tutto l’arco delle giornate. La rapidità con la quale il cielo terso si copriva all’improvviso per lasciare sfogo ad un intenso rovescio, e viceversa, era impressionante, sembra di vivere dentro un filmato time-lapse. E altrettanto velocemente cambiava lo spot di ricerca, sempre in movimento lei, sempre a rincorrerla noi.
Abbiamo macinato decine di chilometri in auto, centinaia di metri a piedi per prati e spiagge, ed altrettanti di acqua continuamente immersi…fisicamente ma soprattutto mentalmente, perdendo la cognizione del tempo e dello spazio circostante, sensazioni uniche.
In fin dei conti il viaggio è stato piacevole e mi sono divertito tantissimo. Ho mangiato piatti fantastici e bevuta della birra eccezionale...e sì, ho anche fatto delle catture ogni tanto: in fin dei conti era questo il mio obiettivo principale!
I giorni sono passati in fretta, come è normale che sia quando ci si diverte, e sebbene l’inizio sia stato difficile, alla fine i risultati sono arrivati. Forse ci aspettavamo qualcosa di più in merito alla taglia: taglia medio-piccola con qualche esemplare di spicco. Alla fine però non è la dimensione della preda che conta, ma il gusto nel raggiungerla, le emozioni che ci riesce a regalare e i momenti che rimarranno impressi nella nostra mente come una fotografia custodita gelosamente in un cassetto.
La mia prima sea trout…piccola appunto, ma arrivata dopo due giorni di ricerche! La dimensione comunque, non è per nulla proporzionale alla irruenza degli attacchi, vere e proprie cannonate in canna, a volte precedute da bollate o onde d’acqua nella scia dell’artificiale e altrettanti gorghi e scodate quando lo mancavano e rifiutavano: scene davvero uniche.
Questo è invece un bellissimo esemplare, massiccio, forte, in mare già da qualche mese, visto seguire il mio ondulante per diversi metri, l’ho convinta ad attaccare su una piccola ma determinante variazione nel recupero!
…un ringraziamento speciale alla fantastica guida che ci ha permesso di raggiungere questi risultati!
Ah sì…quasi dimenticavo...una piccola nota di merito per il neo acquisto…gran canna davvero, riporto le testuali parole del mio compagno di viaggio prima che la acquistassi: “fidati, quando la provi, ti dimentichi che è brutta” (chiaro riferimento al colore e manico della canna).
Aveva torto putroppo…a me inizia a piacere tutto di lei…colore e manico compreso!