E’ da parecchio tempo che non scrivo un report: se non ricordo male, da quel fortunato settembre 2016, quando ho avuto il piacere immenso di incontrare per la prima volta il Re, pesce mai cercato di insidiare a spinning. Giornata fortunata quella…esco per la prima volta in stagione per cercare la regina del lago, e mi capitano solo lucci! La pesca è stupenda, soprattutto sotto questo lato.
La lacustre quest’anno l’ho cercata veramente poco in inverno, e quelle poche uscite, tra l’altro, le ho affrontate veramente male, senza la giusta carica, quasi senza una vera motivazione, lasciandomi trasportare dagli eventi: provare a cercare una soluzione alternativa non mi passava neanche per la mente.
Periodo davvero strano, però, nella “mediocrità” delle mie uscite prima della chiusura, qualche avvistamento c’è stato, anche se a rimanere allamato all’artificiale è stato sempre lui, il cavedano di taglia.
E così arriva Dicembre, e se devo essere sincero, ho aspettato questo periodo quasi con gioia, per porre fine alle mie inutili e infruttuose comparse sul lago. Non so, stava diventando un dovere più che un piacere…era il momento di fermarsi un attimo e riflettere su ciò che avevo fatto fino a quel momento, e capire come affrontare il nuovo anno.
Purtroppo per me, non ci sono stati cambiamenti, ho ricominciato allo stesso modo, qualche sabato mattina passato sul lago a pescare l’acqua, le condizioni mai trovate, e soprattutto lui, il Lario, che aveva raggiunto livelli mai visti prima: acqua bassissima, spot completamente stravolti, sponde asciutte e gradini vicinissimi.
Questo è stato il fattore determinante: a metà Febbraio, ho deciso di interrompere la ricerca a data da destinarsi! Di sicuro qualche pesce sarà uscito, ma da parte mia, non c’era la volontà di impegnarmi per cercarlo e ingannarlo, come ai vecchi tempi.
Passato l’inverno, a Marzo, un caro amico mi informa del fatto di voler visitare Ledro ed il suo bellissimo lago, in quanto non vi era mai stato prima, e mi invita a passare un week-end con le rispettive famiglie. Non ci penso due volte, ho avuto modo di pescarci solo una volta, sono passati ormai due anni. Decido quindi di portarmi l’attrezzatura: sto cercando di ritrovare il filo conduttore, quella motivazione che manca nelle mie uscite.
Siamo abbastanza vicini a Trento, e ovviamente non posso che cercare di combinare una uscita con Lorenzo, che prontamente mi dà due di picche …preferirà imboscarsi lungo le sponde del “ilsecondofiumepiùgrossod’Italia” con un altro noto individuo del forum, solito girare lungo gli argini con una graziella. Ovviamente da quel giorno, è entrato di diritto nel libro nero “nonpassareglispotagliamicidelforumchenonlomeritano”. Vedremo se in futuro avrà l’opportunità di riguadagnarsi la fiducia persa…che già vacillava dopo i suoi report, dove per sbollire degli innumerevoli cappotti in acque salse, si vendicava postando spot segreti ai quattro venti!
Prima o poi ci vedremo nella mia o tua terra Lorenzo…per regolare i conti!
Si parte…questa volta con un nuovo obiettivo: prendere una trota uscendo dai soliti schemi, le solite abitudini che mi stavano rendendo apatico nelle pescate. Voglio utilizzare il lipless, esca per me davvero ostica. Non ho mai avuto un feeling particolare, usati veramente poco, diverse volte in acque dolci, nelle misure più contenute, ma dopo qualche lancio mi “stancavano”, per via del classico recupero lineare, lento, arricchito da piccole sbandate e cadute.
Così mi procuro un bel lipless da 130, nato per il saltwatrer, adatto ad essere maltrattato, come piace a me! Cambio le ancorette di serie e monto due Owner brunite in carbonio…ci sono leggende metropolitane riguardo le ancorette stagnate in acque dolci… Chi ben incomincia è a metà dell’opera dicono i saggi…ed infatti inizio con due sonori cappotti: in acqua finiscono un po’ tutte le esche, dimenticandomi proprio del caro lipless. Il sabato mattina poi ho dovuto lottare con il freddo più che con esche e pesci: anelli completamente sigillati dal ghiaccio e treccia bloccata, con conseguenti immersioni nelle acque del lago. Ed intorno a me, era un bollare unico.
Colto dal raptus del lancio compulsivo sulle mangianze, inizio a sparare esche su tutte le esplosioni che vedo, accecato dalla voglia di allamare un pesce…talmente accecato da non riuscire a capire chi potesse essere l’artefice di tutto ciò.
Poi la scimmia, colta dal lume della ragione, ha tolto le zampe dai miei occhi, e in un breve istante di lucidità ho realizzato: erano carpe, bellissime, che si esibivano in esplosioni d’acqua come non avevo mai visto prima. Con il sorgere del sole però tutto finisce, insieme alle mie speranze di cattura!
Nel tardo pomeriggio torno nuovamente sulle sponde del lago, senza esitazioni, monto il nuovo giocattolo e inizio a lanciare e recuperare in svariati modi, per cercare di capire come si comporta in acqua e come si muove a diverse velocità e sollecitazioni.
Inizio a prendere confidenza, recuperi veloci mai lineari: solo ed esclusivamente violente jerkate su jerkate. Il lipless sbanda lateralmente quasi ad angolo retto, spanciando sui fianchi. Dopo parecchi lanci, ormai all’imbrunire, e con le speranze ai minimi termini, all’improvviso la sua corsa si arresta, la canna si piega: c’è!
Eccola finalmente, ha attaccato con violenza, e si difende bene, nonostante sia di taglia modesta. Si contorce al largo, ripetutamente, per cercare di liberarsi, ma non ce la farà. La porto a riva il più velocemente possibile, evito di guadinarla per non procurarle danni ben più gravi. La spiaggio, slamatura veloce, foto ricordo e via in acqua. Livrea azzurro con riflessi violacei, bellissima!
Ha sferrato l’attacco mordendo l’artificiale nella parte centrale-di testa, ed è rimasta allamata su una sola ancoretta. Se l’avessi guadinata, con l’ancoretta di coda libera, avrebbe potuto lesionarsi irrimediabilmente l’apparato boccale.
Domenica mattina, con le temperature meno rigide, usciranno altre due trote, solita taglia, con l’intramontabile ferraglia…pescavo “corto”, non potevo permettermi di lasciare il lipless sulla sponda opposta!
La prima, uscita alle primissime luci dell’alba, in assenza di sole, su ondulante argento olografico…
…e la seconda, a sole ormai alto, con ondulante nero.
La trasferta ha avuto il suo riscontro. A volte ci si sente appagati dalle catture cercate per tempo, l’animo feroce del cacciatore si placa, ma questa volta è successo l’esatto contrario: torno a casa carico, e mi rimetto alla ricerca sul grande lago, che grazie a qualche timida pioggia, molto lentamente riprende le sue sembianze, anche se ancora non siamo ai livelli ottimali. Perché alla fine è qui che devo trovare la mia quiete interiore.
Stanno uscendo diverse trote, tutte col vivo, e tutte rigorosamente non hanno fatto ritorno in acqua. Di alcune mi è stato riferito, altre le ho viste con i miei occhi…un vero peccato, se poi penso a chi si lamenta di certi aspetti dei nostri bacini: ma questa non è sede di discussione.
Inizio così, tra Aprile e Maggio, una serie di uscite di svariate ore, non sento stanchezza, e la concentrazione è ai massimi livelli, riesco a pescare bene. Manca però Lei, sembra che gli artificiali in questo periodo non riescono ad ingannarla in nessuna maniera. Ho provato veramente di tutto d’appertutto, spiagge a bassa energia, spiagge fonde, moli, foci…niente
di niente. Troppo vivo in circolazione, ho trovato tappeti di alborelle a perdita d’occhio, che vuoi che gliene freghi dei miei giocattoli di ferro e plastica?
Ma io non mollo, e dopo gli ultimi violenti temporali di inizio Maggio, il lago finalmente è colmo, con livelli ottimali. Le mattinate si contraddistinguono per i forti venti da nord, che spesso non permette di stare in pesca in maniera ottimale, per poi placarsi a metà giornata. Decido quindi di organizzare le battute su due tipologie di spot, per cercare di avere il vento adeguato in ogni situazione.
La prendo con molta calma, niente alzatacce: le uscite saranno concentrate tra le 9 del mattino e le 15 del pomeriggio. Ultimamente ho notato discreta attività negli orari centrali della giornata, ed infatti, tutti i giorni, le prime ore passavano con il solito turnover di artificiali, giusto per giustificarne e dare un senso al loro acquisto! Poi come per magia ecco le prime avvisaglie, cacciate fantastiche sulle piccole alborelle che si rifugiavano lungo le rive formando immense palle nere.
Niente di niente, avrei potuto pescare per due giorni di fila, certo del fatto che nessuna trota avrebbe mai attaccato i miei artificiali.
Mollare? Neanche per scherzo, e con il continuo tarlo nella mente, penso che forse, l’unico modo per provare a catturarne una è utilizzare un’esca che di sicuro snobbo più dei lipless: la gomma. Non so perchè, ho sempre avuto una repulsione naturale verso questa tipologia di artificiale…non mi ha mai convinto e soprattutto non sono mai stato in grado di utilizzarla nei migliori dei modi. Però nei miei pensieri è lei che assomiglia e simula maggiormente con il suo nuoto le alborelle…se solo sapessi muoverla con maestria!
Scatta il secondo acquisto mirato della stagione…uno, e dico uno shad di colore bianco verde, con testina da 5 grammi…senza fare nomi e pubblicità varie!
Il giorno dopo, sono ovviamente sulle rive del lago, come di routine, sul primo spot, al riparo dal troppo vento. Non succede nulla, se non qualche cacciata dei soliti cavedani, ma non do peso al fatto, provo a fare pratica con il nuovo gingillo, dato che ormai le acque sono praticamente piatte e trasparenti, e mi agevolano nel vederne i movimenti sott’acqua. Sono davvero
una chiavica …nonostante lo shad, si muova già molto bene con recuperi normalissimi. Provo e riprovo, sento il rintocco delle campane: è mezzogiorno.
Cambio spot, qui il vento sta scemando, ma ancora increspa perfettamente la superficie del lago. Inizio come da abitudine con qualche minnow che richiama la livrea e dimensione del foraggio, presente in superficie e stranamente tranquillo. Nuotano tutte in superficie, fino a parecchi metri dalla riva…brutto segno. Se non succede nulla a galla, penso io, magari c’è attività più in profondità. Prendo il fido ondulante, e inizio a sondare gli strati subito sotto, continue tocche sul trecciato, sono le alborelle che incoccio nel recupero…oggi sono d’appertutto! Qualcuna rimane anche infilzata dall’ancoretta, e così, do il via ad una nuova tecnica…lo spinning con il morto pasturato!
Scendo ulteriormente, parecchi metri sotto, pochi giri e il tutto si appesantisce: penso a qualche detrito alla deriva, gli ultimi temporali ne hanno lasciati in giro davvero molti. Qualche sollecitazione, è l’ennesima alborella rampinata, ma questa è davvero grossa: mi passa per la mente l’idea di spacciarla come una piccola lacustre! Due più due…quattro.
Monto un jerk da 15 cm ed inizio a divertirmi come un pazzo con recuperi molto allegri…si sa mai che nel torpore delle povere prede, questa volta l’artificiale possa essere notato da una trota in caccia. Anche questo tentativo, un buco nell’acqua. Sono ormai passate le 13, il sole si fa sentire, e mi illumina la materia grigia…razzo, la gomma!
Anche per i pescatori intorno, tutti rigorosamente col vivo, questa è una giornata atipica, loro solitamente una la bucano: oggi no, oggi tutto sembra essersi fermato.
Monto lo shad, non vola molto lontano, è abbastanza leggero, per di più ho contro il poco vento che ancora soffia: provo con recuperi a mezz’acqua, canna alta, canna bassa, piccole solelcitazioni…boh, per me è ignoranza pura.
Cambio. Lo lascio cadere sul fondo e parto con recuperi a colpetti in risalita, per poi farlo ricadere un secondo e ripartire. Sembra che riesca a recuperarlo abbastanza bene. Sondo diverse zone, nulla di nulla, poi effettuo un lancio perpendicolare alla corona che riesco a intravedere da riva.
Voglio farlo risalire lungo tutto il gradino, per sondare completamente la fascia d’acqua disponibile.
Qualche secondo di attesa ,treccia in tensione ed inizia il recupero: veloci sollecitazioni…pausa, ripeto, pausa…ricomincio: la canna si piega! Nell’ordine i miei pensieri sono stati:
1- Razzo, ho preso il fondo!...ma poi sentendo due testate…
2- Persico, non c’è dubbio!...recupero con nonchalnce…snobbando la preda
3- No minchi@…un perca!...vedendo riflessi strani sulle spanciate del pesce che si dimena a mezz’acqua…
Non vuole aggallare, tira continue testate. La forzo e finalmente posso ammirarla in tutto il suo splendore!
E’ lei, la regina…e che regina! Come da copione, il guadino è dove sempre trova la sua utilità: in macchina!
Va beh, poco male: gestisco il combattimento nel migliore dei modi mentre cerco un punto agevole per portarla all’asciutto. Sulle sponde tornano utili i detriti trasportati dalla corrente, un letto di foglie e rami dove farla scivolare dolcemente. Non voglio stressarla più di tanto, si prende pochissima treccia. La porto verso riva…è fatta! Non ci credo, una bellissima lacustre a gomma in lago!
Si slama da sola, metto la canna in sicurezza e prendo il telefono per una foto veloce: ha una livrea fantastica, mai vista una lacustre del genere. La testa color verde smeraldo ed il ventre azzurro come il cielo! Forse in foto non rende giustizia, ma vi assicuro che era stupenda.
Non è la fantomatica freccia argentata, ha anche una silhouette piuttosto slanciata, ma la gioia che mi ha regalato è la medesima.
C&R immediato e insulti gratuiti da parte del pubblico circostante: per me è stato il mio momento di gloria, più della cattura in sé!
Ecco, adesso sì, sono appagato. Pochi lanci ancora, per far sbollire l’adrenalina, e poi si torna a casa.
Questa cattura è la più significativa della stagione, per come è maturata e per come è avvenuta!
Ora posso cappottare felicemente per i prossimi mesi…
Non ci sono stagioni, non ci sono orari, non ci sono regole…l’altro lato stupendo della pesca!