Facciamo una doverosa premessa: io non sono un marmoratista. O un marbler, come va di moda chiamarli adesso.
Anzi, mi sta proprio sulle palle tutto il movimento che si è generato dietro alla trota marmorata: marble hunter, marble maniac, marble di qua e di là e poi alla fine il tutto si riduce a decine di pagine Instagram e Facebook dove ci sono più foto di esche che di pesci, dove la gente posta addirittura le foto dei guadini vuoti.
Come trotaiolo mi considero appena decente, devo ancora guarire dalla malattia della pesca generica, mi piace molto pescare a rotante e con piccoli minnow dove il fiume lo permette. Amen e ri-amen se non è trendy, ma almeno non torrono l'Universo della pesca con foto di emoziony con le aly e native (Maronna che neologismo sfigato).
Ma sotto casa scorre beffardo il SecondofiumepiùlungodItalia , e sebbene continui a prenderci mazzate nei denti, mi sembra quantomeno doveroso dedicargli qualche attenzione.
La primavera è stata un disastro: su una ventina di uscite in Adige (alcune oltre la soglia della proverbiale oretta-della-speranza) non è arrivato nemmeno un pesce a guadino, solo una fario stimata sui 50 cm che mi si è slamata dopo avere fatto due salti, agganciata su rotantone in caduta dopo due ore di nulla, quando l'attenzione cala fisiologicamente e legittimamente. Niente ferrata, tempo di sentirla in canna e mi ha fatto il gesto dell'ombrello con le pinne.
Poi, quando il fiume ha iniziato a divenire impescabile crescendo di livello, mi sono dedicato ad altro.
Fine del cinema e delle mazzate nei denti.
Fine degli avvicinamenti a sponde non proprio da documentario sulla pesca di Disney Channel.
Fine del business delle esche lasciate ad addobbare il fondo.
Poi vengono gli ultimi giorni di settembre e l'Adige ridiventa bello.
Mi prendo un'oretta di permesso, tento il CDS sapendo benissimo che le probabilità di cappottare superano il 99%, chi fa pesci qua è un manico, e io come dicevo non lo sono di certo: sono uno cui piace provarci però.
Torno nello spot che mi accoglie con il fiume troppo alto, con poca prismata percorribile senza waders e senza rischiare un tuffo che mi farebbe rispescare alla diga di Ala.
Nella plano solo minnow di taglia, tra i quali spiccano alcuni long-jerk che mi sono auto-assemblato e verniciato, blank presi in Cina e svariate mani di bomboletta.
Dopo qualche lancio a gomma (con 15 grammi fatico a stare sul fondo, è alto davvero, al limite per essere pescabile, e a risalire l'insidia mi passa sotto la prismata fuori tiro rispetto a dove credo ci sia pesce) inizio a xxxxeggiare.
Qualche messaggio in chat. Chiamo la mamma per vedere come sta.
Aspetto che il livello si abbassi ma rien à faire.
Opto per una ventina di minuti con il mio autoassemblato, passa proprio dove vorrei, cerco di battere più acqua possibile, jerko forte durante il recupero, confido nelle spanciate dell'esca.
E quando inizio a non crederci più succede.
Appena l'esca inizia a risalire mi arriva una stecca da paura. Ferro cattivo, pesce in canna.
Capisco tutte le filippiche sull'attrezzatura adeguata a certi pesci in meno di un minuto: il pesce gira, si porta in corrente, non gradisce il piercing e lo fa notare.
E' muscoloso, forte, non ne vuole sapere di arrivare a guadino e prego tutti i santi di avere fatto bene il nodo di giunzione tra treccia dello 0.30 e finale in fluoro dello 0.40. La canna fa il suo dovere, i 50 grammi dichiarati ci sono tutti, tempo fa la usavo a lucci.
Dopo uno stallo interminabile in cui non riesco a portarlo a guadino finalmente ce la faccio.
Urlo liberatorio, era da tanto che la cercavo.
Eccola qua.
E' un ibrido sontuoso, bello, forzuto e panciuto. La stimo sui 50 cm (vorrei fosse 60 ma va bene lo stesso).
Tempo di fare qualche foto e torna in acqua, meno di due minuti (ho guardato poi il minuto della prima foto e quello del video del rilascio).
Sicuramente è la trota più grossa che abbia mai preso e devo esserne felice e fiero (qua di mulo non c'è niente: cercata e voluta, sapevo che c'era e mi sono preso degli schiaffi da paura nello spot. La tenacia ha compensato la mancanza di tecnica, e non credo di tirarmela).
Però qualcosa non va, e me lo fanno capire dopo che ho girato le immagini ed i filmati ad alcuni amici, tra i quali ci sono alcuni marmoratisti veri (gente che di pesci così ne fa una manciata l'anno, mica esaltati che pubblicano book fotografici di esche, pose da prostaffe de noantri e guadini vuoti): dopo averla slamata l'ho gestita male.
Ero senza stivali, c'era molta corrente, e volevo che si vedessero le dimensioni nelle foto.
Vuoi per l'agitazione (non è un mostro ma nemmeno un pesce da tutti i giorni) e vuoi per la frenesia non l'ho rimessa nel guadino prima di
liberarla. Premesso che non avevo modo di evitare di spiaggiarla (i sassi erano bagnati e c'era un filo di acqua ma non va bene lo stesso), avrei dovuto fare le mie foto con il pesce nel guadino, lasciarlo nel guadino e liberarlo.
Ora, c'è gente che pesci così li annocca senza troppi complimenti (anche per questo ne sono rimasti pochi...) e sono ragionevolmente sicuro di non avere fatto danni (dopo un attimo a rifiatare sul fondo è ripartita placida) ma non si fa, sono animali ormai troppo preziosi per potersi permettere maneggiamenti incauti, anche in buona fede.
Questa cosa mi ha tolto in parte la soddisfazione per la cattura, davvero.
Ma ripeto, ha ragione chi me lo ha fatto notare.
Spero di potere allamare di nuovo un pesce così e di essere più preparato nel dopo cattura, davvero.
La pesca a queste trote è un percorso, che come dicevo io percorro senza troppe tare e senza farmi cogliere da complessi di inferiorità o da raptus modaioli ma bisogna sempre cercare di migliorarsi, non solo sul numero di catture e sulle misure.
La gestione del pesce catturato deve fare parte del bagaglio tecnico, non ci sono scuse.
Ci bisogna crederci, sempre.
Ed essere pronti a gestire determinate situazioni anche se sembrano non potersi realizzare mai.
Questo post è stato modificato da Grezzo: 25 September 2021 - 14:32 PM