cit. Paolo Bitta.
Chi si diletta nella pesca all'esocide lo sa, ci sono giornate no, giornate "ni", giornate così così, giornate difficili, giornate balorde, giornate toste, giornate complicate, giornate che fanno venire voglia di chiudere tutto e tornare a casa.
Poi ci sono anche poche, pochissime, giornate in cui tutto va per il verso giusto.
Ovviamente quella che mi appresto a raccontare è una giornata del primo tipo, quelle difficili. E la capacità/bravura (condita a un pizzico di fortuna) del pescatore sta nel cercare di ricavare il massimo da quella tipologia di giornate che non regalano niente. Anzi.
Che poi... "giornate" è un parolone. Ormai le mie uscite si riducono a 3-4 ore al massimo. Il che rende tutto ancora più complicato.
Anche se, a dirla tutta, l'ultima uscita è stata davvero (miracolo!) una giornata intera. Giornata invernale, quindi corta (alle 17 faceva buio), ma comunque una giornata intera, come non ne facevo da un sacco di tempo.
Ospite di un amico con un set-up di tutto rispetto. Barca comoda e stabile, motori potenti, ecoscandaglio da prostaff, e persino l'avveniristica sonda "live". Oltre ad avere un 'manico' come pochi (maliziosetti... non equivocate). Intendo dire che è un pescatore capace e che sa il fatto suo.
Morale della favola, c'erano tutti i presupposti per attendersi una giornata del secondo tipo, una giornata "top".
E invece...
E invece picchiamo fin da subito il muso contro la dura realtà.
Partiamo a traina su fondali noti, e che hanno (quasi) sempre dato risultati. Zero. Nada. Nisba. Il nulla assoluto.
Proviamo a fare qualche lancio, senza risultati.
Ma è ancora mattina, si devono attivare, magari siamo su batimetriche sbagliate, e poi c'è stata luna piena, avranno mangiato di notte, e il foraggio dov'è?, sicuramente cambierà tutto più tardi con il sole, forse ha senso battere la sponda più battuta dal vento... e inizia la litania infinita delle supposizioni del pikofilo incallito.
Cambio di spot, e si prova con il live. Un videogioco, che avevo già avuto occasione di provare in passato con questo amico. Vedi il pesce sullo schermo. Capisci a che profondità si trova e a che distanza è dalla barca. Lanci, e vedi sullo schermo l'artificiale mentre scende. E poi vedi il pesce che parte in direzione dell'artificiale. Incredibile.
Già, incredibile, se solo i pesci partissero. Tutti quelli che incrociamo restano impassibili. Immobili. Indifferenti. Piantati.
Un'esperienza deprimente e sconsolante.
E via, di nuovo, con le supposizioni... il calo repantino delle temperature, la pressione di pesca, le reti, i siluri...
Intanto inizia a farsi ora di pranzo, sono ormai diverse ore che trainiamo, lanciamo, cerchiamo... senza avere nemmeno il più piccolo riscontro.
Mangiamo un boccone, dopodichè decidiamo di fare "alla vecchia maniera".
Scegliamo uno spot che ci dà fiducia, lasciamo stare la sonda live e ci mettiamo a fare la "vera" pesca al luccio: milioni e milioni di lanci in attesa che arrivi quello stop che dà un senso a tutta la fatica.
Non so quanti lanci abbiamo fatto, e quanti artificiali abbiamo fatto girare in un piccolissimo specchio di lago. E ignoro quante volte avremo lanciato in quell'esatto punto. Di certo non poche.
E quindi è difficile immaginare per quale motivo quel pesce abbia deciso di attaccare proprio quell'artificiale, e non un altro che gli è passato davanti nei millemila lanci precedenti.
Sta di fatto che è successo. E mi sono ritrovato con la 10 once piegata. E ho dovuto stringere la frizione per sicurezza. E in men che non si dica questa bellezza si stava dimenando nel guadino del socio (una volta tanto è stato lui a farmi da guadinatore, e non il contrario)
Poi, ovviamente, sono passate altre 3 ore senza più sentire una tocca. Ma alla fine è proprio questa la bellezza di questa pesca. Non c'è assolutamente nulla di scontato, nulla di certo, nulla di prevedibile. Solo ore e ore ad attendere quella mangiata che dà un senso a tutto e che ti svolta la giornata... in attesa della prossima volta!
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